Il nome moderno Turchese è in qualche modo un nome errato: quando fu portato in Francia da un commerciante veneziano, venne chiamato “pierre turquois”, ossia “pietra turca”, nonostante la sua origine fosse persiana. Questo nome non fu però l’unico: in Persia era denominato “ferozah”, che significa “vittorioso”. Fino al 13. secolo era conosciuto come “calläis“, che significa “gemma bella”, nome che deriva probabilmente dall’antico greco “kalláïnos”, così come “callaina”(latino).
Il Turchese è un fosfato idrato di alluminio e di rame. Il colore blu fino al blu-verde varia d’intensità, anche se storicamente si è sempre preferito un blu cielo con un grado intermedio di chiarezza e saturazione; di contro le tonalità verdi sono considerate meno preziose.
Il Turchese è una gemma ricca di miti, poichè è stata una delle prime pietre preziose a essere stata estratta. Le sue prime estrazioni risalgono addirittura al 6.000 a.C nell’antico Egitto e nel 5.000 a. C. da parte dei Persiani e per questo è stata una pietra amata da molte culture, come, ad esempio, dai nativi americani, che usavano il Turchese come elemento irrinunciabile per la fabbricazione dei loro gioielli. I bracciali Zuñi e le cinture delle popolazioni Navajo, così come le maschere degli Aztechi erano tutti decorati da meravigliosi Turchesi. Tra i tesori di Moctezuma II. (1466-1520), nono imperatore azteco all’inizio della conquista del Messico da parte degli Spagnoli, c’era un serpente intagliato in Turchese. Dal 16. Secolo il Turchese era inoltre usato come moneta dagli abitanti dell’America sud-occidentale. Oggi è la pietra nazionale dell’Iran.
Spesso è punteggiato con venature della roccia madre, normalmente di limonite nera o di ossido di manganese. Disegni attraenti e particolari non intaccano il valore di un Turchese.
Il Turchese può essere sottoposto a una pulizia a vapore, ma non a ultrasuoni.